EDNOTE.  Below is a machine-translated  (from Italian to English) review  of  a new Italian PALE FIRE translation.  It  may prove instructive for those who think human translation is no longer necessary. Dmitri Nabokov, who has translated one of his father's work into Italian,  offers comment at the end of the English text. The original Italian is given at the end.
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An excuse, a poem, a crime: And Nabokov "pale" fire revolutionized l’arte of the novel

Vladimir reasonable madness

The technique

"Vladimir is about working 1960 intently, without interruptions, from the December at a book that had begun a few years ago. He almost finished now and does not have anything in council with anything he or other have never written before. Is true Nabokov to speak, in a letter sent 1961 in the November from Montreux, in Switzerland, where husband and wife had established from not a lot of and would have remained for long. "The mountains and the lake are to cover with snow, but he anchors last week we could play tennis. In the 1962, after few months Pale fire He was published. Sebastian Knight true life , The gift And Nymphet ("Everyone tells us Kubrick movie is wonderful, but l’abbiamo does not anchor visa", wedding-ring in the same letter adds) had already been written; between some year would have arrived Ada, or ardour . But never as at that moment - between a journey in Italy to! listen to the engaged son Dmitri in the Barber in Seville And some shipment to the search of butterflies - Nabokov would have given such a strong shake to the narrative traditional structures of the novel.
Pale fire (Adelphi to care of Anna Raffetto, translations of frank pitch and Anna Raffetto, pp. 321, 18) is in fact a demonstration oltranzistica of the system of the literature, character, a monument to the mystification, un’apologia of the thinking madness. His parts must be listed without emotions, as the objects found it in the pockets of a dead body. 1) a preface, which a certain Charles Kinbote - wandering of Zembla, "northern" - remote nation introduces l’edizione in from him painstaking of the poem of the writer American John Shade, tells the genesis, adds impertinent information about same him and sull’autore, admired neighbour. 2) the poem of Shade, entitled Pale fire . 3) the comment of Kinbote, monstrous defo! rmation to the margins of the 999 versos: A "kernel last" what contains histories and personalities dell’ormai lost Zembla annotations on the relationship obsessional between him same Kinbote and Shade (wedding-ring and its persecution some first moles compare some support) and the tell some mission of a killer left for suppress the sovereign fugitive of Zembla (what him superimposes always more all’identità fictitious of Kinbote) in the day in which Shade has begun the his work. Second how much refers Kinbote, to finish killed will be instead the poet.
This the turned out of a "cold reading. But in every page nothing that has exists you put up probability to be true or false. Her representation dell’impostura is disconcerted with same l’impostura. Read Pale fire Wants to say remaining imprisoned in perverse building (Who is Kinbote? Who is Shade? Who did the poem really handwrite?) And some critical monstrous apparatus maybe built, dall’esule zemblano. A! nd speak of this book wants saying to become accomplices, enter paradoxically the same mechanism as the pretence. Because not then guessing how would be if Javier Marias had written it (with Oxford to the place of the American imaginary small town of New Wye, Appalachia, and perhaps, with l’isola of Redonda to Zembla place?) But it is an already almost perfect text. Better therefore ask to PR man Menard, Quixote's author (As in the tale of Borges,) to produce pages that "coincide, "word for word and line for line", with those, wonderful, of Nabokov.
  
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Dear Don (post please):
 
 
RE The "English" version of the PALE FIRE review in the CORRIERE DELLA SERA:
 
Good God! What drunken computer perpetrated this travesty?  
 
Shame!
 
DN
 
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The original Italian text follows:
 
----- Original Message -----
From: Sandy P. Klein
http://www.corriere.it/edicola/index.jsp?path=CULTURA&doc=CENTR 
 
Martedì 24 Dicembre 2002
 
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Un pretesto, un poema, un delitto: e «Fuoco pallido» di Nabokov rivoluzionò l’arte del romanzo

La ragionevole pazzia di Vladimir

LA TECNICA

«Vladimir sta lavorando intensamente dal dicembre 1960, senza interruzioni, ad un libro che aveva iniziato alcuni anni fa. Adesso è quasi finito - e non ha niente in comune con qualsiasi cosa lui o altri abbiano mai scritto prima». È Vera Nabokov a parlare, in una lettera inviata nel novembre 1961 da Montreux, in Svizzera, dove marito e moglie si erano stabiliti da non molto e sarebbero rimasti a lungo. «Le montagne e il lago sono coperte di neve, ma ancora la settimana scorsa abbiamo potuto giocare a tennis». Nel 1962, pochi mesi dopo, Fuoco pallido veniva pubblicato. La vera vita di Sebastian Knight , Il dono e Lolita («tutti ci dicono che il film di Kubrick è meraviglioso, ma non l’abbiamo ancora visto», aggiunge Vera nella stessa lettera) erano già stati scritti; tra qualche anno sarebbe arrivato Ada, o Ardore . Ma mai come in quel momento - tra un viaggio in Italia per ascolta! re il figlio Dmitri impegnato nel Barbiere di Siviglia e qualche spedizione alla ricerca di farfalle - Nabokov avrebbe dato uno scossone tanto forte alle tradizionali strutture narrative del romanzo.
Fuoco pallido (Adelphi, a cura di Anna Raffetto, traduzioni di Franca Pece e Anna Raffetto, pp. 321, 18) è infatti una dimostrazione oltranzistica del carattere di sistema della letteratura, un monumento alla mistificazione, un’apologia della pazzia ragionante. Le sue parti vanno elencate senza emozioni, come gli oggetti rinvenuti nelle tasche di un cadavere. 1) Una prefazione, in cui un certo Charles Kinbote - esule di Zembla, «remota nazione nordica» - introduce l’edizione da lui curata del poema dello scrittore americano John Shade, ne narra la genesi, aggiunge informazioni impertinenti su se stesso e sull’autore, ammirato vicino di casa. 2) Il poema di Shade, intitolato Fuoco pallido . 3) Il commento di Kinbote, mostruosa d! eformazione ai margini dei 999 versi: un «nocciolo duro» che contiene storie e personaggi dell’ormai perduta Zembla, annotazioni sul rapporto ossessivo tra lo stesso Kinbote e Shade (vera e propria persecuzione del primo nei confronti del secondo) e il racconto della missione di un sicario partito per sopprimere il sovrano fuggiasco di Zembla (che si sovrappone sempre più all’identità fittizia di Kinbote) nel giorno in cui Shade ha iniziato il suo lavoro. Sarà invece il poeta, secondo quanto riferisce Kinbote, a finire ucciso.
Questo il risultato di una lettura «fredda». Ma in ogni pagina non esiste niente che abbia maggiori probabilità di essere vero o falso. La rappresentazione dell’impostura si confonde con l’impostura stessa. Leggere Fuoco pallido vuol dire rimanere imprigionati nella costruzione perversa (Chi è Kinbote? Chi è Shade? Chi ha scritto veramente il poema?) e del mostruoso apparato critico costruito, forse, dall’esule zemblano. E parlare d! i questo libro vuol dire diventarne complici, entrare paradossalmente nel meccanismo stesso della finzione. Perché non indovinare allora come sarebbe se lo avesse scritto Javier Marias (con Oxford al posto della immaginaria cittadina americana di New Wye, Appalachia, e, magari, con l’isola di Redonda al posto di Zembla)? Ma è un testo già quasi perfetto. Meglio quindi chiedere a Pierre Menard, autore del Chisciotte (come nel racconto di Borges), di produrre pagine che «coincidano, parola per parola e riga per riga», con quelle, mirabili, di Nabokov.
Paolo Lepri



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